Parenti scriventi

Maggio 2, 2011 § 1 Commento

non la passate liscia, quando lavorate in una caga editrice.

i traspiranti scrittori si nascondono nelle pieghe della vostra vita passata, soprattutto quelle più nascoste, e lentamente vengono a galla.
sono mine sulle quali mettete il piede d’un tratto, in giorni all’apparenza qualunque.

giusto il tempo che si sparga la voce che “lavorate in una casa editrice” – ci vogliano mesi o anni ma succede – e il pellegrinaggio di scrittori seriali nella vostra direzione è già in moto.

la casistica è varia. eccone solo un assaggio:

il cugino di terzo grado dell’amico
un giorno, alla fine di una normale e piacevole conversazione telefonica con un caro amico che abita lontano – insospettabile – ti senti dire:
quasi scordavo, ho detto a un cugino di terzo grado che avresti dato un’occhiata al romanzo che ha appena finito di scrivere, gli ho dato la tua mail, non so dirti di più perché è del ramo della famiglia con il quale ci siamo sempre reciprocamente ignorati
il canoscritto in questione, che ti arriva il giorno stesso, è un romanzone di fantapolitica di 607 pagine di word.
a quel punto puoi dirti certo solo di una cosa: che dopo il tuo parere i due rami della famiglia torneranno lontanissimi, sempreché non inizino una spietata faida.

la madre in pensione del compagno di università
lui ti richiama appositamente dopo 10 anni dall’ultima volta che vi siete incrociati (il cellulare lo ha avuto da un conoscente comune il cui cognome ti dice qualcosa ma non sapresti cosa) per sentirti annunciare trionfalmente che la madre (ormai in pensione) ha scritto un libro sulla storia della loro famiglia e vorrebbe che tu ci dessi un’occhiata.
sai, lo vorrebbe pubblicare…“.
il tutto condito da vediamoci, troviamoci, sentiamoci, quando passi di qua fatti vivo, e via dicendo.
finge di chiederti un giudizio obiettivo spassionato, e quando tu lo elabori – professionalmente – e gli mandi per mail una cortese stroncatura in 2 cartelle (talmente infiorettata da sembrare quasi un parere positivo) elencando i motivi per cui la tua caga editrice non lo potrà pubblicare, ne ottieni in risposta un gelido grazie e nessun accenno all’eventualità di ritrovarvi e risentirvi.
che non sarebbe male, ma la tregua durerà solo fino al prossimo parente grafomane, probabilmente…

l’amico di famiglia di un’amica emigrato in un altro continente quarant’anni prima
da notare che non avendo più l’italiano come lingua d’uso, ha scritto il romanzo in un’altra che tu non conosci, per cui ti manda il libro tradotto con google translator…

il collega dell’amico il cui zio ha scritto un giallo
ti telefona lui direttamente (forse ha chiesto il numero al tuo amico e ti ha chiamato così fulmineamente da non lasciargli il tempo di preavvisarti) faticando a farti capire chi è, in quanto vi siete incrociati solo due o tre volte, di cui l’ultima cinque anni fa.
la prende larga per mancanza di confidenza e finge di domandarti se, “lavorando nell’ambiente“, per caso non conosci qualche casa editrice che potrebbe essere interessata a leggere il canoscritto dello zio che “ha l’hobby della scrittura, ma adesso vorrebbe farlo diventare qualcosa di più serio“.
sai benissimo che si aspetta che tu risponda che lo leggerai personalmente e gli farai sapere se glielo pubblicherai (di solito non distinguono tra te e la casa editrice, danno per scontato che tu abbia il potere di dare alle stampe qualsiasi cosa).
hai solo una via di scampo: mantenere il sangue molto freddo e dirottarlo verso altri sfortunati editori “specializzati in quel genere” che “purtroppo la tua casa editrice non tratta“.
dovrà balbettare perfino un grazie, la voce incrinata dal disappunto di essere caduto nella sua stessa trappola.

§ Una risposta a Parenti scriventi

  • karatekidding ha detto:

    Sai cosa trovo veramente detestabile? Che nessuna di quelle persone che ti hanno appioppato i canoscritti dei loro parenti-colleghi-conoscenti abbiano avuto la grazia di leggerselo prima loro il testo! Sarebbe diverso se un amico ti dicesse: “ho letto il romanzo del mio collega, è bello, fossi in te gli dai un’occhiata” dal dirti semplicemente “leggilo”. Bravi a chiedere, ma loro che offrono?

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